L'altipiano della Giara (i locali la chiamano Sa Jara) si trova nella parte centrale della Sardegna, ad ovest (W) del golfo di Oristano, tra la Marmilla, la Trexenta, il Sarcidano e l'Arborea. Dal 1995 è riconosciuta come area SIC (Sito di Interesse Comunitario).
Il nome italiano Giara ed il nome sardo Jara sono usati in questa parte dell'Isola per indicare alcuni altipiani basaltici, ma sono comunque nomi comuni in molte regioni della Terra per indicare alture pianeggianti, spesso ricoperte di lava, isolette vulcaniche, zone pietrose, ecc.
La parte sommitale dell'altipiano si dispone secondo la direzione nord-ovest sud-est (NW-SE) per una lunghezza di 12 Km. Ha un altezza media di circa 550 metri, oscillante tra i 609 metri di Zepparedda (SE) ed i 490 metri di Corona Arrubia (NW) ed un aspetto quasi orizzontale (leggermente inclinato verso NW) costituito da un basamento di marne ed arenarie su cui poggiano diversi strati alternati di calcareniti ed arenarie sedimentatisi nel Miocene (20 milioni di anni orsono); complessivamente ha un'estensione di 45 Kmq ed una forma vagamente trapezoidale, con la larghezza massima a SE che si restringe gradatamente verso NW.
Sopra questi strati di roccia si crearono (circa 2,7 milioni di anni orsono) due spaccature da cui fuoriuscì la lava basaltica che ha ricoperto l'intero tavolato. I due coni eruttivi si riconoscono in Zepparedda (SE - 609 m) e Zeppara Manna (NW - 580 m), tra questi si trova la faglia di Sa Roja che percorre trasversalmente l'altipiano, creando un gradino di circa 30 metri.
Il bordo è interessato da un fenomeno franoso che ha creato delle rientranze in prossimità delle quali si trovano gli unici accessi naturali all'altipiano, le Scalas.
Sopra la superficie basaltica, durante i millenni, si è depositato un leggero strato di terra, raramente profondo oltre 50 cm, su cui si è sviluppata una particolare vegetazione dal carattere spiccatamente mediterraneo. Coperta in origine da fitti boschi, la Giara presenta oggi tutti gli aspetti caratteristici di una tipica area mediterranea antropizzata: questo ci permette di capire come l'uomo possa influire sulla trasformazione-conservazione di un territorio creando ambienti molto diversi tra loro: boschi, macchia, gariga, praterie, prati.
I fattori determinanti di questa trasformazione sono stati gli incendi, il taglio del bosco a vantaggio della sughera, il pascolo eccessivo e, in questi ultimi anni, anche la fruizione turistica non controllata.
Malgrado tutto la Giara conserva ancora un elevato indice di naturalità.

Tra tutti i mammiferi che vivono sulla Giara il Cavallino della Giara, Equus caballus giarae, è senza dubbio il più noto.
Non esistendo in Sardegna ritrovamenti fossili di equini, si pensa che il cavallo venne introdotto probabilmente nel periodo nuragico o nel periodo punico. Nel medioevo intere mandrie vivevano nell'isola allo stato brado e alcune popolavano l'Isola di Sant'Antioco ancora sino alla fine dell'800. L'unico luogo in cui oggi questi animali vivono allo stato naturale è l'altipiano della Giara. Caratteristici per la loro piccola stazza, si sono adattati al particolare ambiente della Giara, con abbondanza di cibo e acqua durante inverno e primavera e scarsità delle stesse durante estate e autunno.
Durante l'inverno e la primavera le depressioni naturali della Giara, chiamate Paulis, si riempiono di acqua piovana: le più grandi diventano delle grandi riserve e conservano il prezioso elemento sino all'estate. Durante la primavera i circa 60 Paulis della Giara si ricoprono di un manto di bianchi ranuncoli acquatici Ranunculus aquatilis: in questo periodo, nei Paulis più grandi, è facile poter osservare i Cavallini che pascolano tranquilli, cibandosi dei ranuncoli di cui sono ghiotti. Durante l'estate alcune sorgenti sopra l'altipiano assicurano l'acqua per tutti gli animali.
Durante l'escursione sarà interessante scoprire l'uso pratico di alcune piante nell'artigianato, nell'alimentazione e nella medicina popolare.
Anche l'uomo ha dimostrato di apprezzare questo luogo ospitale, lasciando testimonianza della sua frequentazione sin dal Neolitico (6000-2700 a.C.). Numerose sono le Domus de Janas (grotticelle a più vani scavate nella roccia ed utilizzate come sepolture) realizzate sulle pendici della Giara. I resti di ceramica, selce e ossidiana ritrovati sopra l'altipiano fanno supporre l'occupazione diffusa del territorio in questo periodo.
Una conferma della vita sopra la Giara si ha nell'ultima fase dell'Età del Rame (2700-1800 a.C.) con il protonuraghe Bruncu de Madili che si trova sul bordo dell'altipiano, all'estremo angolo SE, sopra Gesturi, Barumini e Tuili. L'imponente monumento (datata al radiocarbonio C14, 1820 ± 250 a.C.) viene considerato il più importante della Sardegna per lo studio sull'evoluzione delle tecniche costruttive dei nuraghi. Si riconoscono la scalinata d'ingresso e i resti di due vani circolari, coperti in origine da tronchi e frasche. A pochi metri dal protonuraghe, ancora oggetto di scavi archeologici, sorge il villaggio (fine II millennio a.C.), composto da alcuni gruppi di capanne circolari disposte attorno a cortili centrali.

Nel corso dell'escursione alla Giara è possibile osservare alcuni di questi ambienti tipici nei quali trovano vita numerose specie vegetali ed animali.



Ma è nel periodo nuragico che questo tavolato naturale viene trasformato in un inespugnabile castello naturale, fortificato con oltre 23 nuraghi. Attorno al nuraghe vivevano piccole comunità autosufficienti. Il cibo era dato dalla caccia, l'allevamento, la raccolta e lo scambio con le comunità che vivevano e coltivavano nelle valli sottostanti. Una sorgente vicina al nuraghe, appena sotto il costone, assicurava l'acqua anche nelle stagioni più secche.
L'ingegno, la forza e la civiltà dei nostri antenati si manifestò completamente con la costruzione di una splendida fortezza: Su Nuraxi di Barumini, centro amministrativo di un "cantone" che comprendeva la Giara e le valli di una parte della Marmilla e della Trexenta.
Su Nuraxi, e quindi Sa Jara, dovette ricoprire nel periodo nuragico un ruolo primario nel controllo della produzione di grano di una zona tra le più fertili dell'Isola.
Alla fine del VI secolo la fortezza di Barumini cade sotto i Cartaginesi, che presumibilmente controllarono anche la Giara.
Numeroso è il materiale di superficie che è stato rinvenuto in quasi tutti gli edifici nuragici, sopra e attorno all'altipiano, ma l'unico insediamento punico della zona è attestato dalla fortezza sul Monte S.Antine di Genoni, un rilievo conico ricoperto di basalto staccatosi dalla Giara in seguito ad antiche fratture.
Nel periodo romano la Giara assume una rilevante importanza strategica: lo testimoniano la Colonia Julia Augusta Uselis (presso Usellus) ed il centro di Valentia (presso Nuragus), due importanti stazioni stradali rispettivamente ad ovest e ad est dell'altipiano.

L'enorme quantità di materiale ritrovato attorno all'altipiano indica un'altissima concentrazione di insediamenti, legati allo sfruttamento agricolo: questi piccoli centri, che si svilupparono trasformandosi poi nei paesi attuali, divennero i maggiori fornitori di frumento della Sardegna romana.
Sono da ricordare due importanti centri militari sopra l'altipiano: Bruncu Suergiu di Genoni e Santa Luisa di Tuili, nel quale pare attestato un interessante culto fallico di Età Imperiale.
La presenza bizantina in questa parte dell'Isola è testimoniata dai resti di una cappella dedicata a San Costantino e Sant'Elena, posta sul Monte S.Antine (S.Costantino, appunto) di Genoni.
Nel periodo giudicale la Giara fa parte del Giudicato di Arborea ed è compresa tra le curatorie di Arborea, Valenza e Usellus.
Il caratteristico cucuzzolo conico di Las Plassas conserva ancora i resti del Castello di Marmilla, costruito dai signori d'Arborea per controllare i confini con il Giudicato di Cagliari. Oltre al Castello di Marmilla, attorno alla Giara vennero costruiti il Castello di Murgunulis ad Usellus ed il Castello di Funtana Menta a Senis, che sorvegliavano questa parte del Giudicato. In questo periodo (XIII sec.) fu edificata a Barumini l'interessante chiesetta romanica a due navate dedicata a San Giovanni.
Già dal periodo giudicale la Giara non sembra aver più ospitato alcun insediamento stabile: solo i pastori hanno frequentato l'altipiano costruendovi i tipici "masonis" e i "cuilis", che ancora oggi, assieme ai nuraghi, caratterizzano l'ambiente ed il paesaggio della Giara.

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